Versione stampabile | pubblicato il 04 Marzo 2022

Occhi che non vedono: Le Corbusier tra Vers une architecture e Villa Savoye

Scheduled OFFERTA FORMATIVA

L’Ordine degli Architetti PPC e l’Ordine degli Ingegneri in collaborazione con l’Associazione Ingegneri e Architetti di Pordenone organizzano la conferenza

Occhi che non vedono:
Le Corbusier tra Vers une architecture e Villa Savoye

Mercoledì 16 Marzo 2022
dalle ore 17.00 alle ore 19.00

Casa dello Studente Auditorium, Via Concordia Sagittaria 7 – Pordenone 

Docente: Arch. Libero Carlo Palazzolo

A volte è utile tornare su opere o scritti che molto noti, ma che forse non sono stati colti a pieno nel loro significato. Non fanno eccezione il testo principale del Le Corbusier architetto – Vers une Architecture – e la Villa Savoye.
La lettura di Vers une Architecture, e il confronto con i testi di cui è debitrice, permette di chiarire che per Le Corbusier il disegno della “modènature” è lo strumento razionale che permette di dare forma al “jeu correct, savant et magnifique des volumes assemblès sous la lumière”, e soprattutto di dare un carattere ad un edificio, di farne un’architettura. Strumento  essenziale dell’architetto è la sezione, grazie alla quale è possibile “Modellare la superficie di una forma primaria semplice (per) far scaturire la misura stessa del volume”, e le pareti nel loro docile piegarsi danno forma al volume.
L’analisi dei diversi progetti della Villa Savoye permette di verificare e mettere a punto alcune questioni che già emergevano dall’analisi delle pagine di Vers une Architecture. In particolare è possibile rilevare che il rapporto con l’Histoire de l’architecture di Choisy è qualcosa di molto profondo, e che si sviluppa ad una scala di progetto di maggior dettaglio rispetto a quella della composizione pittoresca dei volumi o della sequenza dei tableaux che compongono la promenade architecturale. E’ la conferma del fatto che la lettura corrente dell’opera lecorbusieriana ha troppo spesso privilegiato gli aspetti di grande scala e tipologici.
Trova conferma l’interpretazione di Le Corbusier erede dell’architettura antica, piuttosto che semplice “grande maestro dell’architettura moderna”; un luogo comune ancora diffuso, che  già la “Dèfense de l’Architecture”, scritta nel 1929 in occasione della querelle con Karel Teige, dimostrava essere privo di fondamento.
Diventa quindi logico considerare le opere di Le Corbusier come opere antiche; e avere nei loro confronti lo stesso approccio che gli architetti del passato avevano nei confronti delle rovine. Che andavano frequentate, misurate, interrogate, ma sopratutto sottoposte al vaglio dei testi scritti e confrontate con altri progetti per poter costruire – e mettere a punto – un nuovo vocabolario. Altrettanto si può fare con le opere del Moderno.

Iscrizione tramite la piattaforma iM@teria

N. 2 CFP a fronte della presenza all’intero evento

Si ricorda che l’accesso in sala avverrà nel rispetto delle norme anti Covid-19, con obbligo di esibizione del green pass

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